Spesso le nostre premesse implicite agiscono in vece nostra. Non si tratta di cambiarle ma di renderle esplicite e trasformarle in utili strumenti di lavoro.
La supervisione pedagogica ha lo scopo di facilitare il lavoro di chi opera in ambito socio-educativo. Si basa sull’importanza di chiarire la differenza tra azione compiuta (atto concreto) e azione pensata (attività riflessiva) e di come questi due elementi siano inestricabilmente intrecciati nella pratica professionale socio educativa. Costituisce un momento di riflessione sull’azione lavorativa che può essere individuale o collettivo. È caratterizzata dall’utilizzo di un approccio pedagogico che si differenzia fortemente da quello proposto da altre figure professionali: il supervisore pedagogico non è l’esperto del “caso” portato in supervisione ma favorisce nuovi modi di osservare una certa situazione, si propone di trasformare lo sguardo con cui si osserva, si pensa e agisce, richiamando tutte le premesse implicite che sono proprie di ogni persona, attraverso un complesso lavoro di ascolto delle emozioni, di decostruzione dei significati stereotipati attribuiti agli eventi, di costruzione di nuovi nessi tra le cose, gli eventi, i concetti, gli stati d’animo.
La supervisione pedagogica mira alla ri-significazione degli elementi dell’esperienza lavorativa attraverso l’attivazione di un pensiero critico, auto-critico e riflessivo negli attori per arrivare a ri-pensare situazioni considerate e percepite come difficili e senza soluzione. I momenti di supervisione hanno anche la funzione di riflettere sulle implicazioni determinate dal contatto con servizi e figure professionali differenti in ottica multidisciplinare.
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