Domande e risposte sulla famiglia

Famiglia

La relazione educativa tra genitori e figli è una relazione articolata in piani diversi per natura e funzione.

Le regole fanno riferimento particolare a uno di questi: il piano del “limite” che deve trovare la giusta misura tra eccesso e assenza per poter essere una “guida” equilibrata che protegge ma non blocca. Negoziare e condividere il senso delle regole di famiglia, nel rispetto dei ruoli diversi, è la chiave per creare regole funzionali e accettabili per tutti. È un lavoro che può essere faticoso che tuttavia spesso si ripaga ampiamente in termini di senso di sicurezza e serenità delle relazioni.

Un figlio adolescente ha 4 bisogni fondamentali: differenziarsi dai genitori per diventare un adulto autonomo, accettare i cambiamenti corporei, sviluppare una propria visione del mondo e dei propri valori, sviluppare una sua identità sociale. Questi compiti sono di per sé molto impegnativi e possono generare ansie e paure molto intense. Spesso succede che a questo i ragazzi rispondano con comportamenti di varia natura: aggressività, tristezza, spavalderia, e così via. Per un genitore, essere consapevole di quale fatica sta facendo il figlio in quel determinato momento della sua vita, può essere di grande aiuto nel gestire il rapporto con lui e nel trovare il gusto modo di essere una guida rassicurante e vicina ai bisogni espressi in quel momento.

Solitamente le risposte educative che implicano una chiusura “forte” dovrebbero essere accompagnate e compensate da una offerta di “apertura” su altri fronti che aggiunga qualcosa in maniera da equilibrare ciò che è stato “sottratto”. Dunque il rischio di una chiusura drastica è duplice: da un lato, che il vuoto che si crea sia lasciato a sè stesso, con tutti i rischi che ne derivano; dall’altro che l’impegno a riempire questo vuoto in modo intenzionale e coerente con i propri valori diventi impraticabile o troppo impegnativo. Ciò non significa che non possa provare a farlo, ma è necessario essere consapevoli che la sola proibizione non è sufficiente da sola. Infatti, il vero obiettivo non è che i bambini non usino più il videogioco ma che questa proibizione diventi il mezzo per arrivare a fornire opportunità alternative, il che potrà anche avere l’esito di un uso più contenuto e non così totalizzante. Il conseguente recupero di spazi famigliari nuovi apre la possibilità di inserire modi alternativi di utilizzarli e questo va esplicitato e riempito di significato condiviso coinvolgendo i figli. Ponendosi la questione lei dimostra di essere disposta a prendersi la responsabilità genitoriale di “guida” verso i suoi figli e questo, oggi, non è così scontato. Dunque, quello che può provare a fare è di prendere una decisione – quella che vorrà – che deve avere due caratteristiche: deve essere sostenibile per lei – nel senso anche delle conseguenze che comporta e deve essere significata ai bambini – intendo che va loro spiegato il significato di quella decisione, affrontando il rischio che ciò non venga per forza capito o accettato subito da loro.

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